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SPIDER-MAN
(SPIDER-MAN)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 giugno 2002
 
di Sam Raimi, con Tobey Maguire, Kirsten Dunst, Willem Dafoe, James Franco (NETFLIX) (Stati Uniti, 2002)
 

Campione agli incassi degli abituali tutti i tempi, SPIDER-MAN non è soltanto la versione cinematografica di un fumetto (qualcuno dice la più azzeccata finora) rappresentante mitico della cultura pop.


L'America ha bisogno di giocattoli da vendere. E quello di Spider-Man frutta attualmente cento milioni di dollari; mentre il videogioco dell'uomo ragno è il più desiderato dai teenagers di tutto pianeta. L'America ha pure bisogno di eroi. Ed allora, dopo Batman e Superman, ecco che Hollywood si butta a capofitto su quel patrimonio della Marvel Comics che ci accompagnava al tempo dei Beatles. Prepariamoci quindi non soltanto all'episodio numero due, l'uscita del quale è prevista per il 7 maggio (sic) 2004. Ma ad un'altra icona di quei tempi, Hulk, che sarà filmata da Ang Lee; nel 2003, assieme ad altri quattro film dedicati agli eroi Marvel. Nel frattempo, ci si è dovuti precipitare a cancellare l'immagine delle due Twin Towers, che facevano da sfondo nel trailer del film ai volteggi di Spider-Man…


SPIDER-MAN è anche una storia, ben appropriata ai sogni di tutti gli adolescenti. Quella di un teenager imbranato ma di certo romantico (l'adeguatamente edulcorato Tobey Maguire di LE REGOLE DELLA CASA DEL SIDRO) che si fa mordere in un museo da un ragno geneticamente modificato: il che gli permetterà di scalare grattacieli, librarsi in volo sopra Manhattan grazie alla ragnatela emessa dai polsi, aiutare i pompieri a soccorrere le vittime imprigionate dalle fiamme, opporsi ad un Dr.Jekill (Willem Dafoe, piuttosto sfaticatamente di maniera) che lo scimmiotta per compiere le proprie nefandezze. E, soprattutto, conquistarsi la ragazza qualunque (Kirsten Dust, fin troppo qualunque) della porta accanto.


E SPIDER-MAN, infine, è anche un film: diretto da un cineasta, Sam Raimi, dalla personalità affermata, beniamino della pregiata ditta Fratelli Coen, curioso autore di film gore ( EVIL DEAD, DARKMAN, ARMY OF DARKNESS) a metà fra passione cinefilica e talento arrischiato che ora chiamiamo cult; ai tempi, di Serie B. Piccoli di portata, eventualmente grandi e lucidi (come nell'agghiacciante analisi del sogno americano, SOLDI SPORCHI- A SIMPLE PLAN) di contenuti. Tutto al contrario, comunque, di questo SPIDER-MAN: cogitato per oltre un decennio, vincolato dalle leggi dei blockbuster hollywoodiani che impongono il mix supposto garante di successo: due terzi di effetti semplicistici per garantirsi la pigrizia dell'estetica videogiochi, un terzo di più o meno approfondito intimismo per attirare gli adulti.


Il risultato non va allora di certo ricercato dalle parti del bestiario fiabesco di BATMAN, della magia di quel barocco, del mistero di quei chiaroscuri, della provocazione dei rapporti con la felina Catwoman. Il risultato, proprio come riflesso di quel cammino produttivo, non può che essere schizofrenico; e non soltanto perché a misura di un protagonista eroe di notte e poverino di giorno. Melanconico e quasi introverso nella prima parte, SPIDER MAN traccia curiosamente un parallelo fra le mutazioni di un adolescente e quelle del superuomo che sta facendosi strada in sé stesso. Con humour (il pigiama, come prima tuta dell'uomo ragno) e un filo di ambigua sessualità (il primo bacio, con l'eroe capovolto a testa in giù). Per dilagare nella seconda nelle esibizioni volanti: dapprima sorprendenti ed abilmente ispirate alla dinamica delle arti marziali, quindi piuttosto lunghette perché fin troppo trasparenti e prive di mistero.


   Il film in Internet (Google)

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